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Zona Industriale abbandonata dall'ASI

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(di Mario GUIDO)

Sempre più abbandonato a se stesso l’Agglomerato industriale di Bisignano: 130 di ettari di terreno vincolato sui quali sarebbero dovuti sorgere gli impianti industriali che dovevano vedere realizzato il vecchio sogno vagheggiato dagli amministratori del passato che era quello di “un posto di lavoro in Valle Crati” per i lavoratori disoccupati di Bisignano.

Sono decenni che è stata realizzata l’area industriale, sottoposta alla gestione dell’ASI, Consorzio per l’Area Industriale della provincia di Cosenza, e, alla data di oggi, soltanto 24 aziende risultano insediate su una superficie di 20 ettari, mentre altri 65 ettari sono disponibili per altri insediamenti che non sono mai venuti, nonostante le promesse e gli impegni dei soliti politicanti.

Per quelle insediate si tratta, per lo più, di aziende di piccole dimensioni con meno di dieci addetti spesso a conduzione familiare, che riescono a sopravvivere a stento e con grandi difficoltà. La prima difficoltà è il problema della viabilità che si presenta in uno stato veramente precario con buche e dissesti che rendono puramente impraticabili le strade che uniscono le varie località dell’area industriale e le poche aziende insediate.

Da parte sua il Consorzio ASI, finora si è limitato a sistemare qualche tabella d’indicazione, mentre il rinnovo del manto stradale è stato rinviato alle calende greche. Decine di buche, oltremodo pericolose per la circolazione, sono state riparate a cura dell’Amministrazione Comunale locale che pure non ne aveva nessun obbligo. Non parliamo della segnaletica orizzontale totalmente inesistente, così come l’illuminazione mai attivata in tutta la zona.

Le poche aziende fanno fatica e resistere in un ambiente così ostile e privo d’infrastrutture indispensabili come l’ADSL che, nonostante una sottoscrizione con le firme di tutti gli operatori della zona, è stata disattesa dalla Telecom con la scusa che la fornitura del servizio sarebbe costata troppo.

Nella zona, insieme all’illuminazione pubblica, manca anche l’acqua potabile e le fognature. Stante così le cose si ritiene ormai sempre più impossibile un decollo di questo agglomerato per cui, fatte salve le poche aziende esistenti, i terreni non occupati potrebbero essere liberati dal vincolo e restituiti all’agricoltura che è da sempre l’attività più redditizia di tutto il comprensorio di Valle Crati.


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