(di Mario GUIDO)
Si è conclusa con grande successo l’indovinata iniziativa voluta da Lorenzo Parisi, direttore artistico del teatro di tradizione cosentino che ha realizzato un fortunato abbinamento: quello di mettere insieme gli strumenti della liuteria cremonese con quella della liuteria De Bonis di Bisignano a fare da corona alla Stagione Lirico-Sinfonica 2014 del Teatro Rendano.
Allestita nella Sala Quintieri del Rendano, la Mostra “Il Tesoro dei Miti” ha presentato una preziosa collezione di violini provenienti dalle rinomate dinastie dei liutai cremonesi, a partire dal capostipite Andrea Amati, per proseguire con il celeberrimo Antonio Stradivari e finire con i Bergonzi e i Guarneri del Gesù.
“Protagonista dell’evoluzione storica del violino, la liuteria cremonese, inizia il suo cammino nel 1500 con Andrea Amati, avviando, ininterrottamente lungo tre secoli, un processo evolutivo che, risulta unico al mondo”.
E’ anche per questo che la liuteria cremonese ha già ottenuto dall’Unesco il riconoscimento come patrimonio immateriale dell’umanità. Non meno valida e degna di ottenere lo stesso riconoscimento alla liuteria dei fratelli: Nicola III e Vincenzo III De Bonis di Bisignano, in Calabria che, partendo da una forma di artigianato semplice, popolare, tradizionale propria della loro dinastia che si limitava, per lo più, alla costruzione delle chitarre battenti, attraverso l’impegno e la loro straordinaria capacità creativa, riuscirono a creare strumenti, chitarre, violini e mandolini che non hanno nulla da invidiare a quelli prodotti dai più validi liutai cremonesi.
Coloro che hanno avuto l’opportunità di ammirare le opere esposte nella Mostra “Il Tesoro dei Miti”, hanno potuto verificare la veridicità di quanto finora detto. Gli strumenti della liuteria De Bonis esposti nella Mostra appartengono alla collezione della famiglia De Bonis che è stata rappresentata dalla giovane liutaia, Rosalba De Bonis, degna erede dalla famosa dinastia; un altro gruppo di strumenti appartiene al Comune di Bisignano che li ha avuto in dono dal maestro liutaio Vincenzo De Bonis con la promessa di realizzare il Museo della Liuteria al quale il maestro teneva in modo particolare.